Il Visualizzatore
Pan Doth osserva stanco il suo lavoro. In mezzo al caos di pennelli, stracci e colori emerge una tavola con linee che incrociano superfici colorate; quelle geometrie sono costate giorni di prove, cancellature e pennellate, ma ora parevano a posto. La titolare Ha Del gli aveva commissionato la rappresentazione di un quartiere che l’Amministrazione doveva costruire nella sezione sud est del Paese Blu. Pan Doth era andato a guardare il paesaggio prima delle installazioni, aveva ascoltato i due Informatori, poi era tornato alla bottega e aveva buttato giù le prime bozze. Man mano che le accumulava le passava alla Titolare per la revisione. Una linea da allungare, una superficie da ridurre, un colore da sfumare, riproducendo le bolle che gli avevano consegnato gli Informatori. Ormai le conosceva a memoria tanto da poter fare il server del nuovo quartiere. Pan Doth era figlio di due operai che avevano investito la loro storia familiare negli studi di visualizzazione per il loro primogenito. L’altro fratello era server in un altro paese a fare quello per cui aveva studiato, raccogliere bolle, imparare a memoria titoli e raccontarli alle persone di quel paese. Mentre guarda il lavoro, Pan Doth è incerto se chiamare il fratello oppure mandargli un link con l’immagine, per un confronto. Poi rinuncia e decide di riascoltare, ancora, le bolle di altri visualizzatori famosi su cui ha studiato. Sua moglie, all’arrivo di un link, lo sgrida: l’appartamento è un ammasso di bolle ovunque e deve iniziare a guadagnare di più per prenderne uno più spazioso. Magari in una zona del quartiere migliore. Pan Doth, distratto da questo pensiero, controlla sullo smartphone le immagini di annunci di appartamenti, aumentando la sua ansia. Anche questo lavoro sarà pagato poco, nonostante lui metta sempre degli elementi nuovi che, come succede da anni, non sono d’interesse del titolare di turno. Con altri suoi amici studia da tempo i modelli di progettazione e produzione dei lavori, ma pare che studio e novità non siano merci così richieste e di valore. Quelli che fanno bolle piene di commenti e opinioni guadagnano molto in influenza, vengono chiamati ovunque a raccontare. Poi quando si tratta di realizzare, lasciano ai visualizzatori la fatica di incastrare le loro opinioni con la realtà. Ogni volta Pan Doth si stupisce dell’ostinazione che la realtà oppone a quelle bolle, eppure le sue fatiche vengono pagate meno delle chiacchiere espresse da “quelli delle bolle”. L’unico sollievo era una serie di stanze in un paesetto sperso nei monti dove andava a guardare degli strani oggetti abbandonati. La nonna di Pan Doth era stata anche lei una visualizzatrice, attività non comune per una donna di quel tempo, e gli aveva raccontato dei lavori strani che faceva da giovane. Almeno sessant’anni prima la nonna di Pan Doth guadagnava qualcosa ricopiando dei strani lavori che mostravano le rotte delle navi di secoli prima. Quei lavori erano molto colorati con linee diritte e frastagliate e delle forme strane che non si sapeva cosa significassero. Pan Doth, mentre la bolla sull’uso del colore continua a trasmettere, fissa sulla parete uno di quei lavori che sua nonna gli ha lasciato. Un pensiero lo assillava da tempo: al tempo di quei lavori, quando non c’erano ancora per bolle, come facevano gli Informatori a lasciare memoria di quello che raccoglievano?