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L’informatrice

Dopo una trattativa con la moglie, Pan Doth era partito per il paesetto sulle montagne dove avevano un piccolo appartamento. A poca distanza c’era uno ancora più piccolo con un caseggiato usato come archivio storico. Erano conservate bolle molto antiche, tra le quali si districava l’anziana Informatrice della zona. Pan Doth andò certo di poter chiacchierare tranquillo perché tanto non c’era mai nessuno. L’obiettivo non erano le bolle, certo interessati, ma alcuni lavori che rappresentavano le antiche tracce di quei luoghi erano grande fonte di ispirazione e curiosità. Gliele aveva mostrate l’informatrice, aprendo una stanza di quattro metri per quattro, con scaffali e fogli semitrasparenti pieni di linee. Chi le aveva tracciate non era un visualizzatore di mestiere, piuttosto un ostinato curioso che voleva fissare i resti di una civiltà passata per quei luoghi; su quei lavori oltre alle linee c’erano altri segni che sicuramente avevano un significato, ma che ormai si era perso. L’informatrice, con fare biricchino, gli aveva buttato lì che c’era un armadio pieno di strani oggetti fatti di fogli pieni solo di quei segni. Ed è a quelli che Pan Doth pensava quando voleva rilassarsi e fuggire dall’ansia. Nel silenzio delle stanze, su un banchetto di scuola elementare, si metteva dei guanti di stoffa e guardava quegli oggetti. Chinati sul banchetto, Pan Doth e l’informatrice, guardavano quei testimoni muti di epoche passate con la delicatezza data dal rispetto, quasi riverenza, verso chi li aveva tracciati e confezionati. Erano dei piccoli lavori, fatti su dei supporti sottili in carta e legati tra loro sul lato più lungo; ogni lavoro era fitto di segni, alcuni legati e altri separati, in cui si notava una evidente ripetitività. L’informatrice registrava da anni su bolle che poi metteva in un armadio riservato, le similitudini tra i vari lavori che risultavano fatti dalla stessa mano anche in periodi diversi. Lei aveva notato che quelli senza alcuna linea o colore erano certamente più vecchi, mentre quelli con dei lavori che riportavano addirittura delle figure umane, dovevano essere più recenti. Molti segni risultavano essere proprio degli insiemi che venivano ripetuti in più lavori, anche quando erano composti da mani diverse. L’informatrice era certa che potevano essere delle forme antiche di bolle, una forma diversa usata dagli uomini di quei luoghi per lasciare memoria di qualcosa. La sua convinzione nasceva dalla presenza di quei segni negli altri lavori fatti su supporti semitrasparenti, che evidentemente riportavano il percorso fatto dal fiume che passava attraverso le montagne. Accanto a quel percorso aveva trovato un insieme di segni che era ripetuto, anche se con stile diverso, in qualcuno dei lavori che stavano fissando sul banchetto. Con il tempo, l’anziana Informatrice, aveva una raccolta di bolle con minuziose descrizioni di insiemi di segni e per alcuni era certa che potessero indicare dei nomi di quei luoghi. Pan Doth aveva visto che un insieme in particolare era presente pure nel lavoro fatto da sua nonna, che aveva nella bottega.